mercoledì 9 marzo 2011

Arriva Franzen!


Su Libertà che sta per uscire sono stati scritti fiumi di inchiostro, e altri sono pronti per essere versati. Io mi limito a pubblicare qui i primi due paragrafi della mia traduzione, rimandandovi al sito Einaudi per un'anticipazione più lunga.

   "Le notizie su Walter Berglund non vennero riprese dalla stampa locale – lui e Patty si erano trasferiti a Washington due anni prima, e ormai non contavano più niente per St Paul –, ma la nuova borghesia urbana di Ramsey Hill non era così leale alla propria città da non leggere il «New York Times». Secondo un lungo e assai poco lusinghiero articolo del «Nyt», Walter, nella capitale della nazione, aveva mandato a rotoli la propria vita professionale. I suoi vecchi vicini avevano qualche difficoltà a conciliare la descrizione del quotidiano ('arrogante', 'tirannico', 'eticamente compromesso') con l’uomo generoso, sorridente e rubicondo dei loro ricordi, l’impiegato della 3M che risaliva Summit Avenue sulla sua bici da città nella neve di febbraio; sembrava assurdo che Walter, più verde di Greenpeace e cresciuto in campagna, fosse finito nei guai per connivenza con l’industria del carbone ai danni dei contadini. Ma nei Berglund, d’altra parte, c'era sempre stato qualcosa che non andava.  
Walter e Patty erano stati i giovani pionieri di Ramsey Hill, i primi laureati a comprare una casa in Barrier Street da quando il vecchio cuore di St Paul era caduto in disgrazia, trent’anni prima. Avevano speso pochissimo per la loro villetta vittoriana, e poi avevano impiegato dieci anni per ristrutturarla, ammazzandosi di lavoro. Nei primi tempi della gente molto risoluta gli aveva incendiato il garage e scassinato l’auto due volte prima che riuscissero a ricostruirlo. Motociclisti arrostiti dal sole continuavano a invadere il terreno di fronte, bevendo Schlitz, grigliando salsicce e smanettando in piena notte, fino a quando Patty non usciva fuori in tuta da ginnastica ed esclamava: «Ehi, ragazzi, sapete che vi dico?» Patty non faceva paura a nessuno, ma alle superiori e al college era stata una campionessa sportiva, e possedeva una certa audacia da atleta. Fin dal primo giorno, senza volerlo, aveva dato nell’occhio. Alta, con i capelli raccolti a coda di cavallo, assurdamente giovane, spingeva il passeggino accanto alle auto smantellate, ai cocci di bottiglie di birra e ai cumuli di neve vecchia sporca di vomito, come se dentro le borse di rete appese all’impugnatura ci portasse tutta la giornata ora per ora. Dietro di lei si scorgevano i preparativi intralciati dai figli per una mattinata di commissioni intralciate dai figli; davanti a lei un pomeriggio di radio pubblica, il Cucchiaio d’argento, pannolini di stoffa, stucco per cartongesso e pittura al lattice; e poi Buonanotte luna, e poi zinfandel. Rappresentava già in pieno quello che stava cominciando ad accadere al resto della via."

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