giovedì 26 aprile 2012

Una minorenne in America/1: Premessa

Il post di Basilico & Ketchup sul mullet mi ha ricordato quello che io stessa fui costretta a subire tanti anni fa a New York, quando avevo diciotto anni. Ora, io in genere non amo parlare di me, almeno non in senso autobiografico, però ci sono due o tre episodi dei miei viaggi americani tardoadolescenziali che forse in effetti meritano di essere raccontati. Prima di cominciare, tuttavia, occorre una breve premessa.
Come accadde che mi ritrovai in America incustodita a quella tenera età? Quando avevo sedici anni i miei fantastici genitori mi mandarono a New York per una vacanza studio. Alloggiavo al Wagner College di Staten Island con un gruppo di altri studenti italiani. Pessima idea, i gruppi di qualunque tipo mi fanno venire l'orticaria. Individuai subito un'alleata, e inseme a lei fuggii dal college. Cioè, non è che proprio fuggimmo, io e Cristina. Ogni tanto ci tornavamo, a Staten Island, in genere al mattino per fare colazione e dormire un po'. La sorveglianza non era molto rigida, anzi, diciamo che era inesistente, e così io e Cristina ci godemmo New York praticamente da sole, per tre settimane, a sedici anni, nei tardi anni Ottanta. Conobbi anche il sarto di Bruce Springsteen, che mi regalò i suoi jeans. Naturalmente fu un'esperienza che mi cambiò la vita.

Io, a San Francisco, a 17 anni
L'anno dopo io e Cristina decidemmo di replicare. L'idea della vacanza studio ci era piaciuta assai. Meta: San Francisco, nell'estate dei miei diciassette anni. Questa volta la formula era ancora più rilassata, e l'aula di studio non la vedemmo neppure una volta. Passammo molto tempo con un signore conosciuto in mensa, un certo Gerard che non ho mai più ritrovato, che allora ci sembrava vecchissimo ma che doveva avere sì e no sessant'anni. Gerard aveva il brevetto di pilota turistico, e ci portò a Disneyland con un aeroplanino a quattro posti. Il viaggio di ritorno da San Francisco a New York - dove ci attendeva l'aereo, quello grande, per l'Italia - lo facemmo con il Greyhound, tre giorni e quattro notti ininterrotte di viaggio. Ho ancora il biglietto che mi spedì mio padre dall'Italia. Fare: 70USD.

L'anno dopo, il mio ultimo viaggio americano prima che finissero i soldi. Sarei tornata solo nel 2003. Cristina quell'estate non era disponibile, e così dovetti organizzarmi con quello che trovai. Il figlio dell'assicuratore di mio padre partiva per un viaggio in macchina sulla costa est con la fidanzata e un amico, e così decisi di aggregarmi, senza conoscerli. Pessima idea. Tre delle persone più odiose che abbia mai conosciuto, davvero, tre mostri ripugnanti. Incastrata quasi sempre in macchina con loro, durante l'ultima settimana a New York me ne andai sempre in giro da sola. Rividi M., il mio fidanzatino di due anni prima che adesso lavorava nel World Trade Center, vestiva in giacca e cravatta e non mi si filava più. L'ultimo giorno pioveva, ero triste e non sapevo cosa fare. Avevo un walkman con cui ascoltavo People Are Strange dei Doors, lo ricordo bene. E così decisi di andare a tagliarmi i capelli. Come Eric Packer di Cosmopolis, adesso che ci penso. E così, per molti anni, il mio ultimo ricordo di New York sarebbe il giorno in cui un parrucchiere portoricano mi aveva fatto un mullet.

62 commenti:

  1. Sono stata senza connessione per 5 giorni.....Mi sono mancati i tuoi post ma cercherò di recuperare! Stupenda l'avventura che hai vissuto a 16 anni a NY ma la cosa che mi ha piacevolmente stupita è la larghezza di vedute dei tuoi genitori! Ahhh, li avessi avuti io dei genitori così!
    Quanto al viaggio con i tre odiosi...che dire? Deve essere stato devastante ma, almeno, esperienza utile per non ricadere nell'errore di aggregarsi a sconosciuti.

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  2. Grazie Titti! Pensavo di espandere questa premessa e raccontare magari qualcuna delle avventure più nel dettaglio. I tre mostri ripugnanti potrebbero tornare!

    E sì, ieri mentre scrivevo il post ripensavo a quanto sono stati fantastici i miei genitori. Ecco perché oggi quando vedo cose come questa mi viene la pelle d'oca. Insomma, lasciamoli divertire, questi ragazzini!

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    1. Sì sì, Silvia, continua con le avventure in dettaglio! Me le berrò d'un fiato!
      I tre cialtroni potrebbero tornare? E vabbè, però ora sei vaccinata! Esperienza docet!
      Se li conosci li eviti, come l'AIDS!!

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    2. I tre mostri torneranno solo nei racconti. Da allora non li ho mai più rivisti, se non in qualche incubo!

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  3. :D Bellissimo questo post!!!! :D
    Pure io detesto i gruppi e penso proprio avrei fatto la tua stessa scelta :D
    Che forte!!! Sono qui che sorrido come una scema davanti al pc di lavoro.
    Qualcuno si farà qualche domanda, ma chissene :D

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    1. Bene, sono contenta che ti diverta! Nel frattempo su feisbuc mi ha scritto un mio compagno del liceo che si ricorda benissimo del mio mullet!

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    2. Dai!!!! Che forte!! :D
      Accidenti, provo una sana invidia (e ammirazione) per i tuoi viaggi!! :D

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  4. silvia questo post è bellissimo! fai più cose autobiografiche,

    un abbraccio!

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  5. Bellissimooooo!! Ma che coraggio voi ragazzine nella NY anni '80... E con l'ultraleggero... Ne voglio sapere altri di aneddoti, ma che donna pazzesca!!

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  6. Avrei voluto avere genitori come i tuoi!;)
    E comunque questo post è fantastico, e spero che ce ne saranno parecchi altri!

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    1. Ok, magari il prossimo potrei farlo sui jeans di Bruce Springsteen...

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  7. ma che bel post!!!E un applauso ai tuoi genitori, io sarei terrorizzata solo all'idea :(
    ma giuro che cercherò di cambiare!

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  8. la tua foto è troppo forte! richiedo anch'io l'espansione della premessa e altri aneddoti :)

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    1. Purtroppo è una delle poche foto decenti di quei viaggi, perché venne scattata da Cristina che, se ben ricordo, aveva un'ottima Olympus. Io invece all'epoca avevo la pessima Kodak Disc (qualcuno se la ricorda?), che faceva delle foto davvero orrende. Ma le pubblicherò comunque, aggiungeranno un ulteriore tocco vintage ai racconti.

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    2. e no, non la conoscevo, così l'ho cercata... :D
      http://www.youtube.com/watch?v=idYto1Wh9_E

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  9. Ancora! Ancora Silvia! Mi piace sentire delle avventure di viaggio passate :) Voglio sentire di più su Greyhound, per vedere se, già allora, era popolato di pazzi come nel 2004 (pure io coast to coast)

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    1. Anche tu! Fantastico! Non avevo mai conosciuto nessun altro che l'avesse fatto! Gli americani a cui l'ho raccontato mi guardavano come se fossi pazza, e in effetti credo proprio che le pazze vere fossimo noi... nessun altro lo usava per andare da una costa all'altra, e in ogni caso non in tre giorni!

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    2. maledetti amici americani maledetti! Sai che nessuno mi aveva avvertita dei pazzi di greyhound?! Poi, quando sono arrivata qui e ho detto come mi sarei spostata, ho visto le facce, ma ancora non capivo... finchè non sono stata mollata alla stazione dei bus di s.f. Ecco, da li, ho capito tutto. C'ho scritto due diari sull'esperienza, perchè, il mio viaggio, era di due mesi da costa a costa... forse la pazzia è aumentata proprio in quel periodo ;)

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    3. Due mesi! Orpo, che esperienza, altro che i miei tre giorni! Però in effetti la stazione dei Greyhound di San Francisco non so se la vorrei vedere... ci sono già abbastanza pazzi in giro per la città (sul serio, non ho mai visto così tanti matti come a SF)!

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    4. eh concordo! Mi ero un po' spaventata quando ero andata in giro da sola a SF... la stazione pareva un film dell'orrore con i pazzi come protagonisti :(

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    5. Pare che dipenda dal welfare ancora abbastanza decente della città, che attira un po' di tutto da tutte le parti. In generale c'è tantissima gente che urla in giro per la strada, e non è piacevole. I pazzi si concentrano soprattutto sull'autobus, dove può tranquillamente capitarti che mentre torni a casa la sera qualcuno si tiri giù i calzoni e faccia vedere il culo agli altri passeggeri.

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  10. Esperienze cosi' ti cambiano la vita, ti aprono nuovi orizzonti! Domanda: e' allora che hai capito che avresti studiato e poi lavorato nell'ambito linguistico? Te lo chiedo perche' a 14 anni vissi un'esperienza simile: andai in Francia per uno scambio culturale (io ospitai una ragazza francese e poi, a mia volta, fui ospitata) e da allora esplose in me un amore per le lingue e per lo studio delle culture diverse dalla nostra. Ancora oggi il francese rimane la mia lingua del cuore...si', anche se poi mi sono laureata in inglese e spagnolo e ho rilegato il francese a 3^ lingua, ma questa e' un'altra storia ;)

    ps. Il tuo post mi ha piacevolmente ricordato momenti ai quali non pensavo da un po', grazie :)
    pps. la foto e' bellissima!

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    1. Anche la mia è una storia tortuosa, per quanto riguarda le lingue. Diciamo che se non avessi fatto quelle esperienze probabilmente non mi sarei innamorata tanto dell'inglese (sicuramente non me ne sarei innamorata per nulla se lo avessi studiato solo a scuola). Poi per un po' tradii l'inglese con il russo, ma la love story non andò a buon fine, e per fortuna quando mi accorsi dell'errora l'inglese era ancora là in paziente attesa, pronto ad accogliermi fra le sue braccia!

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  11. la tua foto è un'espressione di grinta e gioia di vivere, che a quanto pare non ti mancavano nemmeno in tenera età :bellissima!
    anche io voglio più dettagli e racconti!

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  12. Anche io mi unisco ai complimenti per post, foto ed esperienze.
    Una bellissima lettura in una piovosa giornata di lavoro.
    Maggiori dettagli sono attesi con gioia!

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  13. Adesso che ci hai dato un assaggio del post autobiografico...we want more! ;) Leggere questo post fa proprio venire in mente atmosfere ed immagini...
    ps: grazie di avermi menzionato! :)

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  14. Che bei ricordi, Silvia! Credo fosse un'America diversa da quella in cui molti di noi si sono trovati poi a vivere dopo l'11 settembre.

    Circa i mostri: hai fatto bene a liberartene, ti avrebbero rovinato il viaggio. Simpatizzo soprattutto, perché io, invece, uno (italiano) me lo sono dovuto sorbire come coinquilino per un anno intero quando studiai in Pennsylvania. Un incubo!

    Ah, naturalmente aspettiamo la foto del mullet (non penserai mica di cavartela così, eh)! :DD

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    1. Sì, molto diversa, per quanto riuscivo a capirne allora, con la testa che mi girava continuamente per l'emozione di trovarmi al centro dei miei sogni di sedicenne!
      Però mi spiace, niente foto del mullet. Secondo te mi facevo fotografare con quell'obbrobrio in testa?

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    2. :) Un pezzo di Storia (con la "S" maiuscola) perso per sempre... :D

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  15. Un racconto fantastico, exciting! Non ti fermi qui, spero!

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  16. Un racconto gustosissimo! Ma almeno tu con il mullet non avrai portato i calzini bianchi come invece i tedeschi con il famigerato Vokuhila!

    Io invece avrei parecchi aneddoti come accompagnatrice di gruppi di ragazzini italiani in Inghilterra, lavoro estivo negli anni dell'università: ne ho viste di tutti i colori, davvero!!!

    A proposito di Bruce Springsteen, mi è capitato di leggere Greetings from Bury Park, un libro autobiografico del giornalista di The Guardian Sarfraz Manzoor che descrive come le canzoni di Bruce Springsteen l’avessero aiutato a conciliare la cultura del paese adottivo, l’Inghilterra, con quella del paese d’origine, il Pakistan. Sono molto efficaci le descrizioni delle differenze culturali e del periodo dopo l’11 settembre ma ovviamente si deve conoscere bene il repertorio di Springsteen per apprezzare i riferimenti musicali (non il mio caso: la mia compagna di appartamento il primo anno di università ascoltava quasi esclusivamente e ossessivamente Springsteen, sempre gli stessi brani, e puoi immaginare l'effetto su di me).

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    1. Oddio, Licia, le foto della pagina che hai linkato sono uno spettacolo.

      Il libro che citi sembra proprio interessante. Il Boss fa miracoli (a me ha praticamente insegnato l'inglese)!

      E sì, dai, mettiti anche tu a raccontare qualche aneddoto!

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    2. A proposito di foto di mullet, mi è venuto in mente dopo avere fatto un commento in Lituopadania: per amanti dell'horror, vale la pena fare anche una ricerchina per skullet :-D

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    3. Aaaah! Orroreee! Pensa se mi conciava così, il parrucchiere portoricano!

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  17. Mi associo anche io al coro di apprezzamenti per la paginetta autobiografica! E bella la foto! Anche io sono stata abbastanza fortunata da essere spedita in giro per l'Europa a soli 14 anni a volte da sola a volte con una sorella (e poi per tutte le estati a venire). I genitori si fidavano, e non avevamo nemmemo il telefonino nè internet! Chissà se io riuscirò a fare lo stesso con mia figlia...

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    1. Be', se i tuoi lo hanno fatto con te e tu ne apprezzi ancora gli effetti benefici, direi che potrebbe valere la pena di sforzarti e provare a farlo anche con tua figlia! :-)

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    2. Tanto c'è ancora tempo :)
      Hai comunque ragione!! Ovviamente vedremo chi mi ritroverò davanti fra 10 anni!!

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  18. a 12 anni venni spedita a dublino con un'amica, a casa di un'insegnante delle elementari con una vita sentimentale movimentata e una cucina terribile.
    la casa puzzava tantissimo di moquette umida, rimane per me l'odore caratteristico dell'irlanda. avevamo un sacco di libertà e non facemmo niente di pazzo, ancora troppo piccole.
    Rimane una delle vacanze più belle, il mio inglese era pessimo e parlavo solo al presente, credo che fosse molto divertente da sentire.
    Ma è stata la prima vacanza senza i miei (esclusi i campi scout) e credo che se non l'avessi fatta forse non mi sarei trasferita a Berlino finito il liceo!
    Per il vokuhila/mullet: io ho un'amica tedesca a cui sta davvero bene!

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    1. Evviva, smentiamo il luogo comune che il mullet sta male a tutti! (Su di me però era osceno, te lo assicuro.)
      E grazie della testimonianza, qui ormai si è aperto un forum sulla bontà delle vacanze indipendenti per i minorenni! :-)

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  19. Bellissimo post. Invidio le tue vacanze dell'adolescenza. Io andai a Londra a 16 anni per studio e mi sentivo dall'altro capo del mondo. E fesso come ero, studiai pure al college.

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    1. Be', fesso non direi, visto dove sei arrivato grazie allo studio! :-)

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  20. bella storia!!
    io non potei far vacanza da sola all estero fino all universita' quando scoprii le scholarship per gli studenti europei nelle summer school americane in europa... mi ricordo esattamente di aver scoperto luoghi e persone e non aver visto molto l'aula...quelli furono i tempi in cui trovai e gettai i semi spirituali, sperando che ne crescesse una vita piu' o meno come quella che faccio ora :-D

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  21. Che bella storia! E anche la foto (ma sei uguale!) More!!

    La mia unica estate fuori quando ancora vivevo coi miei fu quella della maturità, in UK, trascinata dal commissario d'inglese. Partii prima che uscissero i quadri, e non li andai a vedere al mio ritorno (il voto lo seppi dai miei compagni). Tre settimane tra Galles e Londra, con un gruppo di perfetti sconosciuti. Siccome anche a me i gruppi danno un po' di allergia, conobbi una ragazza di Hong Kong con cui diventai amica. E mi girai Londra da sola e senza cartina lasciando gli altri al museo delle cere.
    Poi venne un altro viaggio da sola, ma erano già gli anni bolognesi. Era tutta una scoperta.

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    1. anche io ho fatto anni bolognesi quando preparavo gli esami in trasferta da Milano....

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    2. A quanto pare siamo in tante ad aver fatto anni bolognesi!

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    3. ecco, vedi, ti dico solo che se avessi studiato a Bologna sempre, l'università non l'avrei più finita !! adesso si aspetta post sugli anni bolognesi !!

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    4. Capisco perfettamente cosa intendi! :-DD

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  22. Brava, abbasso il museo delle cere! (In che senso sono uguale? Lo sguardo?)

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  23. che invidia, io per andare da sola all'estero ho dovuto aspettare l'indipendenza economica (per questo Ingegneria l'ho finita in 5 anni tondi tondi). Che genialata quella di marinare le vacanze studio !!

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    1. Pagarti il viaggio da sola dopo aver finito ingegneria in cinque anni: vuol dire che hai lavorato sodo per ottenere quello che volevi. Chapeau!

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  24. che bello questo post!
    mi è piaciuto molto questo viaggio nei tuoi anni ottanta usa e che fantastiche esperienze hai fatto!
    mi unisco alla richiesta di altri lettori: approfondimento dei tre mostri e più post autobiografici!! :)

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  25. Ok, sono in arrivo i jeans di Bruce Springsteen!

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  26. Che carina questa tua foto! Occhi e riccioli evergreen ...
    Sono d'accordo con chi ti dice di spingere sul pedale dell'autobiografia. I tuoi scritti autobiografici non sono mai noiosi o autoreferenziali, perchè, raccontando di te, narri anche del mondo.

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