lunedì 27 ottobre 2014

"Lo Sguardo Italiano" e la straordinaria campagna Kickstarter di Sandro Del Rosario

Ne avevo già parlato QUI (ma in inglese), di Sandro e del suo film. Un lavoro incredibile, che ho seguito negli anni con i suoi alti e bassi, gli scoramenti e le ripartenze, la fatica e la speranza.

Una settimana fa Sandro ha lanciato una campagna Kickstarter, per raccogliere i soldi che gli mancano per completare il suo film. Sapete come funziona Kickstarter: se non si raggiunge l'obiettivo prefissato nel tempo previsto, non si riceve niente. L'obiettivo, però, una volta raggiunto, si può superare. Ecco, la campagna di Sandro ha raggiunto il suo obiettivo minimo, $13000, in meno di una settimana. Perché tanta gente lo sostiene e crede nel suo lavoro. La campagna prosegue ancora per tre settimane, e si può continuare a donare per aiutare Sandro a raggiungere i $20000 che gli consentirebbero di finire tranquillamente il suo film.

QUI trovate la pagina Kickstarter del progetto, dove Sandro vi racconta di cosa si tratta. 
Intanto, per darvi un'idea:
"Lo Sguardo Italiano è un film lirico, prodotto in maniera indipendente, una poesia audio-visiva in cui il tema viene rivelato attraverso le emozioni dell'artista e protagonista; il suo amore per le arti, per le tradizioni, per la ricca eredità culturale Italiana, e l'ammirazione per l'architettura ed il paesaggio, sono in conflitto con la desolazione dell'attuale depressione politica, economica e morale dell'Italia contemporanea. 
Lo Sguardo Italiano è un film per tutti gli appassionati dell'Italia, per tutti gli Italiani all'estero e per tutti gli emigrati che condividono un'esperienza simile. Infine e prima di tutto, è un'opera che parla agli amanti del cinema, dell'animazione e della sperimentazione artistica in tutto il mondo.
(...) Lo Sguardo Italiano è un'opera all'incrocio tra film sperimentale e la mia personale ricerca creativa nel campo dell'animazione, e utilizza migliaia di foto dipinte a mano con i pastelli ad olio come materiale principale per la realizzazione del film. Sono necessarie circa 6,000 immagini per l'intero film che avrà una durata approssimativa di 10 minuti. Attualmente restano da completare 1,000 immagini circa.
(...) Durante diversi viaggi effettuati in Italia tra il 2000 e il 2013, ho girato molti video e scattato fotografie di paesaggi, architettura e persone. Dopo aver riesaminato a lungo il materiale girato, seleziono brevissime sequenze (di pochi secondi ciascuna), di cui spesso modifico la composizione e la velocità. Dopodiché le stampo come singole immagini.
Dopo essere state stampate in bianco e nero, tutte le immagini vengono colorate con i pastelli ad olio, ad una ad una, in diversi passaggi. Pochi secondi di girato necessitano di 5 o 6 passaggi di colore, e un mese per essere completati.
Le immagini sono successivamente riprese una alla volta con una fotocamera digitale, assemblate e ottimizzate con un un programma di montaggio. La colonna sonora sarà costituita da una combinazione di suoni originali e altri manipolati, dalla voce e dalla musica."

Date un'occhiata al video, vedrete che meraviglia.

martedì 21 ottobre 2014

Meet my husband/29. Microbial Associates, ovvero: una scuola di business per batteri

Questa volta Mr K apre una scuola di business per batteri. La mostra si inaugura questa sera, martedì 21 ottobre, alla galleria Modernism di San Francisco.


L'idea riceve una certa attenzione (QUI e QUI, per esempio), e ottiene un paginone nella sezione Business del giornale di San Francisco, il Chronicle. (Una nota sui commenti: Mr K è solito ricevere commenti idioti agli articoli che parlano dei suoi lavori. Lui li trova divertenti, io non tanto. Quelli del Chronicle sono particolarmente carini. Uno si conclude così: "questo idiota avrebbe avuto più credibilità se avesse fondato una tech company di successo"; un altro gli augura che qualcuno compri il palazzo dove vive e lo sfratti; il terzo gli consiglia di fare qualcosa di utile tipo cercare una cura per l'Ebola.)


Mr K nella nostra sala da pranzo

mercoledì 15 ottobre 2014

Postcards from New York/23. ll ragazzo che fotografava piedi


La gloria decadente di West Harlem

Domenica era una splendida giornata, con il profumo dell'autunno che mi fa sentire vicina a casa. Sono uscita nel pomeriggio per andare su su in alto a Harlem, a sentire il concerto che la signora Marjorie Eliot tiene tutte le domeniche nel suo salotto. Purtroppo sono arrivata solo un quarto d'ora prima dell'inizio e il piccolo appartamento della signora Eliot era già strapieno, quindi ho deciso che la bella giornata avrebbe avuto la precedenza su un concerto ascoltato in piedi senza vedere niente, strizzata in mezzo ad altre persone. 


Pare che i vicini della signora Eliot non gradiscano i visitatori della domenica pomeriggio

Una delle tante chiese di West Harlem: la First Corinthian Baptist Church

Allora ho preso un autobus e sono scesa verso sud, attraversando West Harlem che è bellissima, piena di vecchi edifici signorili, negozi che vendono cibi africani, chiese battiste e scuole coraniche. Poi, passando di fianco a Central Park, ho avuto una splendida visione di giardini e fontane e sono scesa di corsa dall'autobus per entrare in un posto incantato, una parte del parco che non conoscevo: il Conservatory Garden. Ho fatto una passeggiata con Beethoven nelle orecchie, e ho notato che nel giardino sorridevano tutti. I giardini rendono la gente felice.

Sull'autobus mi giro e vedo questo...

... e nel giardino incontro le farfalle monarca

Ho continuato a passeggiare nel parco, finché non mi sono accorta che un ragazzo mi stava seguendo. La cosa non mi preoccupava particolarmente, visto che era pieno giorno e c'era molta gente intorno. Poi il ragazzo si è avvicinato e mi ha rivolto la parola. Un tipo distinto, molto gentile, che si è presentato come uno studente del Pratt Institute (una scuola di arte e design) e mi ha chiesto se poteva fotografarmi i piedi. Per un compito scolastico, ha detto. Ovviamente ho accettato, e così siamo andati a sederci su una roccia, mi sono tolta scarpe e calzini e mi sono fatta fotografare i piedi. Però gli ho chiesto se potevo fotografare le sue mani che fotografavano i miei piedi, così avrei avuto le prove di quella bizzarra storia newyorkese che adesso avrei raccontato a tutti. Ah, quanto mi piace New York.





lunedì 13 ottobre 2014

Postcards from New York/22. Piccole cose per cui vale la pena di vivere in (un paio di) città

E rieccomi nell'amata New York, tappa assai gradita sulla strada di casa.
Sabato sono andata a sentire Denis Johnson (di cui presto tradurrò il nuovo libro), poi sono andata a cena con la mia amica Noa e abbiamo concluso la serata scoprendo per caso un ottimo locale nel suo quartiere, Crown Heights. Il locale si chiama The Classon, fa grande musica dal vivo, ha un personale gentilissimo, serve un ottimo Primitivo ed è gestito da un bolognese (lo abbiamo scoperto dopo) che suona molto bene l'armonica. Avevamo parlato di quanto sarebbe bello trasferirsi in campagna, ma Noa, davanti al Primitivo e al concerto scoperto per caso, ha cambiato idea (io non ancora).


domenica 12 ottobre 2014

Cartoline dal paradiso/7. Arrivederci in paradiso

Ultima cena insieme
 
La partenza dal paradiso è stata triste, naturalmente. Rallegrata solo dall'aver saputo che possiamo tornare quando vogliamo per farci una passeggiata, e, se veniamo accettati, anche come residenti invernali per un periodo più breve e senza staff.
Djerassi mi ha cambiato un po' la vita. Me ne vado arricchita di silenzio, di bellezza, di nuove amicizie, di storie da raccontare, e della consapevolezza che forse non potrò mai vivere in un posto come questo, però posso cercarne uno che ci somigli almeno un po'.

E adesso sono a New York, che è tipo l'opposto di Djerassi ma va bene lo stesso :-)




 



Alba con nebbia
Tramonto su oceano di nebbia
In cerca del puma
Ultimo tramonto
Io comunque qui ci ritorno

giovedì 9 ottobre 2014

Cartoline dal paradiso/6. Una gita a San Gregorio Beach

Il mese in paradiso è finito, ma ho ancora un sacco di foto che vorrei condividere. Per esempio quelle della nostra gita al mare.
A circa tra quarti d'ora da Djerassi c'è la spiaggia di San Gregorio, sulla splendida Highway 1. Un giorno ci hanno portati a fare una gita con picnic, tanto per regalarci un po' di bellezza in più.

San Gregorio Beach

La solitudine del surfer
Massima soddisfazione
Mr K e Lisyanet
Scultura sulla spiaggia
Picnic con gabbiano


lunedì 6 ottobre 2014

Cartoline dal paradiso/5. La marcia in più degli artisti americani

Djerassi dall'alto


Quando io e Mr K ci conoscevamo da pochi giorni andammo a visitare un laboratorio di soffiatura del vetro. Lui e la nostra amica che ci accompagnava, una scultrice, si fecero spiegare come funzionava, e in quattro e quattr'otto cominciarono a produrre complicate sculture di vetro, animaletti e maschere e forme astratte. Io uscii dal laboratorio con un paio di sgraziati caramelloni avvitati su se stessi e un potente senso di inferiorità.
Altro che puma







Qui a Djerassi succede la stessa cosa. Gli artisti lavorano il legno, saldano il ferro, usano materie plastiche. Mr K discute con un'artista di quanto gli piacesse il laboratorio di metallurgia della sua scuola superiore, mentre lei era entusiasta di quello di carpenteria. 


D'altronde, anche Alfred Lambert aveva un laboratorio di metallurgia nel seminterrato. Da queste parti non è una cosa tanto strana.

Dalla finestra del mio studio





E poi c'era quella scrittrice che tempo fa mi disse: "E così ho deciso di diventare un'artista." Frase impensabile per un'europea (o forse solo per un'italiana), cresciuta con l'idea che l'artista è una persona toccata dal sacro fuoco dell'ispirazione, e che artisti si può solo nascere, non certo diventare.  


E così io un po' li invidio, questi artisti americani che sono diventati artisti anche perché nelle loro scuole superiori (mica in tutte, eh) si studiavano metallurgia, carpenteria e altre robe pratiche, questa gente che sa cosa fare con le proprie mani, che si è abituata presto a toccare la materia, a modificarla, a imparare tecniche e non solo teorie.

Sempre dalla finestra del mio studio. Uno più coraggioso