venerdì 31 luglio 2015

Il dottor Roth, medico di base

Volevo andare dal medico per controllare alcune cosucce. Mr K mi consiglia il dottor Roth, mi prende l'appuntamento e persino mi accompagna.
Arriva l'infermiera che fa le solite cose che si fanno ai nuovi pazienti, mi pesa, mi misura l'altezza ecc. Poi mi porta nello stanzino dove il dottore mi visiterà e mi chiede: "What brings you here?", che letteralmente significa "Cosa la porta qui?" ma che potremmo tradurre con "Qual è il motivo della sua visita?" "Ecco, io sto prendendo dei farmaci per l'ipertiroidismo, però ultimamente la mia gola..." L'infermiera fa una risatina imbarazzata e dice: "Hehe, probabilmente in Italia funziona diversamente, eh? Queste cose le dirà poi al dottore. Però grazie di aver pensato che sono il dottore, ho l'aria così intelligente? Hehe, grazie grazie."  E se ne va. Io penso che probabilmente alla domanda "What brings you here?" avrei dovuto rispondere: "Mio marito con la macchina". Mah.
L'attesa nello stanzino si fa lunga, per fortuna che Mr K mi ha ricordato di portare un libro. È passata quasi un'ora dall'orario dell'appuntamento quando finalmente entra il dottor Roth. Sembra un rabbino saggio e mi fa subito simpatia. Mi chiede, naturalmente, "What brings you here?", e io ricomincio da capo con la storia che avevo già in parte raccontato all'infermiera balorda. Lui mi rassicura e mi dà anche un consiglio che finora non mi ha mai dato nessuno. Poi mi chiede come mai faccio avanti e indietro con l'Italia, e quando gli spiego che sono una traduttrice freelance mi nomina Constance Garnett, la traduttrice detestata da Nabokov. In breve finiamo col parlare di letteratura russa, Tolstoj e Dostoevskij e di quale preferiamo e perché, e poi dell'Ulisse che lui conosce molto bene... ecco, quello qui sotto è il dottor Roth. Ditemi voi se non è una delizia.
(P.S. La settimana prossima tornano le foto della California bizzarra).




lunedì 27 luglio 2015

Verso nord, ovvero: la California bizzarra, la sola che mi piace

Per la nostra vacanzina abbiamo scelto di ritornare nei miei posti preferiti, ossia i paesini spesso un po' bizzarri che si trovano andando verso nord lungo la Highway 1, per culminare nel mio preferito in assoluto, Mendocino.
I turisti preferiscono percorrere la Highway 1 verso sud, soprattutto per via di Big Sur, che è bellissima, eh, per carità, ma è un posto per riccastri. Comunque se volete tornare indietro a vederla, la trovate QUI, QUI, QUI , QUI e QUI.

Tanto per cominciare passiamo da Bolinas (abitanti: 1620), però troviamo la nebbia e le foto vengono da schifo. Molto meglio QUESTE, scattate in un giorno di sole. 
Per fortuna andando avanti la nebbia si dirada, e arriviamo a Point Reyes Station (abitanti: 848), che conosciamo bene. Alle foto che trovate QUI, QUI e QUI aggiungerei soltanto questa notevole toilette all'aperto



La tappa successiva è la deliziosa Freestone: 50 abitanti, un emporio e una famosa panetteria. Peccato non poter aggiungere il profumo delle sequoie e il gusto delle more colte lungo la strada.

L'emporio di Freestone (con Mr K in basso a destra)

Le cassette della posta di tutti gli abitanti di Freestone

Uno stagnetto di Freestone con un interessante elemento decorativo

L'elemento decorativo zumato

Il lama, classico animale domestico degli abitanti di Freestone
La famosa panetteria di Freestone
1/ Continua

martedì 21 luglio 2015

Varie pre-vacanzina: interviste, sogni e collezioni d'arte

Abbiamo deciso di cominciare a collezionare l'arte dei nostri amici, che presto diventeranno famosi e ci renderanno ricchi. Il primo pezzo della nostra collezione è della mia cara amica Taney. Guardate com'è bello, cambia colore con la luce




Ieri notte ho sognato che dispensavo consigli sentimentali a un personaggio di Purity. Tom ha sicuramente bisogno di consigli, io però ho bisogno di una vacanza.

Che ormai è alle porte, perciò vi lascio in compagnia di una mia intervista apparsa sul blog Librobreve. La foto, che mi piace molto, è di Mr K, che me l'ha fatta a Point Reyes (una delle mete della vacanzina). A presto, spero con molte foto.

domenica 19 luglio 2015

Ridatemi la nebbia

Okay, lo so, mi lamento sempre. Non volevo partire da casa per venire nella nebbia di San Francisco, poi sono arrivata qui e ho cominciato a rallegrarmi di essere sfuggita alla caldazza. Ma adesso fa caldo anche qui. Non un caldo soffocante come in Italia, per carità, però un caldo assolutamente anomalo: oggi ci sono 29°, record assoluto per la stagione. Qui la stagione calda - quando c'è - è una quindicina di giorni verso l'inizio di ottobre. L'estate è sempre stata famosa per il freddo e la nebbia (la temperatura massima di luglio è in media di 18°). Ma adesso è da giorni che il cielo è limpido, e le temperature si stanno alzando. Perché cavolo ti lamenti, direte voi. Ecco, se prima mi lamentavo per motivi strettamente contingenti e personali - cioè il disappunto di dover passare un'estate di merda senza mai vedere il sole - ora mi lamento perché questo tempo mi fa paura. 
Lo so, questa foto scattata dal tetto del mio palazzo poco fa, all'una del pomeriggio (perché forse ricorderete che sono legata alla scrivania fino a mercoledì, quando partirò per la mia minivacanza) sembra bellissima 



ma se le mettiamo accanto questa ("Il marrone è il nuovo verde. Stiamo facendo la nostra parte per conservare l'acqua durante questa siccità": sono i cartelli sulle aiuole pubbliche in cui sono state piantate erbe del deserto):


comincia a diventare un po' più inquietante. Aggiungiamoci un grafico, così si capisce meglio di cosa sto parlando:


La siccità in California dura da quattro anni, e a quanto pare si tratta di un cambiamento irreversibile (si parla dell'arrivo del Niño il prossimo autunno, che dovrebbe portare acqua e molte devastazioni, ma si tratterebbe di un'interruzione momentanea di una tendenza ormai consolidata).
Venite a visitare la California, adesso che c'è il sole. Tra qualche anno non ci sarà più nessuna California da visitare.



mercoledì 15 luglio 2015

Produttività

Lavoro a ritmo serrato a questo signore qui 


con una produttività e una concentrazione inaudite che secondo me sono frutto di due cose: 
1) il Mahā Mudrā (che, per usare le parole del mio maestro: "invia tutta l'energia vitale verso il canale centrale provocando un'ampia consapevolezza, grande energia nell'azione, vista lunga e ampio distacco");
2) la sospensione di Facebook.

Nel frattempo ho ricominciato a insegnare, e se sommiamo l'esigente signore di cui sopra e le lezioni di italiano otteniamo ancora una volta due risultati:
1) per il momento la città la vedo solo dalla finestra e nel tragitto casa-scuola;
2) i miei racconti, che adesso hanno un agente e probabilmente anche un editore, sono sospesi per l'ennesima volta.

Le cose cambieranno un po' la settimana prossima, quando arriverà un nostro caro amico in visita e andremo a spasso per tre giorni (Mendocino mon amour!). Per il resto, vedremo se il Mahā Mudrā mi aiuterà a fare qualche miracolo.

giovedì 9 luglio 2015

Il Signor Mimo Poliglotta

A casa mi svegliava il Signor Merlo




Il Signor Merlo lo conoscete tutti, comincia a cantare all'alba ed è l'unico suono mattutino che non mi infastidisce, anzi, mi fa svegliare allegra.




Mi è dispiaciuto tanto lasciare il Signor Merlo, ma qui ho trovato ad aspettarmi il Signor Mimo Poliglotta, che quanto a canti non è certo da meno. Come dice il nome, gli piace imitare i suoni che sente in giro, dal verso del corvo all'allarme di una macchina. Li mette tutti insieme e crea una composizione deliziosa. 






domenica 5 luglio 2015

Le scarpe di Fantozzi

Mentre un raggio di sole buca l'ineluttabile coltre di nebbia di un mattino di luglio a San Francisco, ripenso a quel mattino di pochi giorni fa, quando mi sono alzata nella brezzolina pre-caldazza del mio paesello e mi sono preparata per i due importanti appuntamenti milanesi che mi aspettavano. Alle tre dovevo vedere l'Agente Letterario, e alle sei e mezza avevo un cocktail in onore di un importante Scrittore Americano che ho tradotto di recente.
La sera prima la mia amica Viviana mi aveva imposto un rastrellamento del guardaroba, in cerca di una mise adeguata ai suddetti appuntamenti. Tralasciando le mie urla di raccapriccio nel constatare che quasi tutti i miei vestitini estivi erano stati misteriosamente scambiati con altri vestiti identici ma di due taglie inferiori, passiamo direttamente alla questione dei sandali. Secondo l'amica Viviana non potevo assolutamente indossare i sandali francescani marroni che indosso sempre d'estate in alternativa a quelli orrendi da passeggio col velcro, ma dovevo assolutamente mettermi dei sandali neri. Io di sandali neri ne avevo due paia, relegati nella scarpiera da tempo immemorabile, entrambi pre-usati da amiche che poi me li avevano passati perché impietosite dai miei piedi calzati di velcro.
Al mattino, dunque, dopo aver indossato una mise nera semplice ma elegante - a parte i pantaloni che tiravano un po' sui fianchi, ma per fortuna il lino si rilascia - mi sono infilata un paio di sandaletti neri. Al momento di chiudere il cinturino, però, mi sono accorta che il cuoio - che in realtà non era cuoio, ma un materiale più simile al catrame - era un po' appiccicaticcio. Allora, con un colpo di genio addirittura germanico nella sua praticità, ho infilato il secondo paio di sandaletti neri in un sacchetto di plastica che ho infilato a sua volta nella borsa, pensando: "Ha! Così se i primi sandali si rompono ne ho un paio di scorta!"
Nel breve tragitto da casa mia alla stazione, i sandali di catrame, forse un po' sciolti dalla prima caldazza, hanno cominciato a rilasciarmi una specie di gromma nera sui piedi. Ma io, astuta, avevo con me il paio di scorta. Arrivata in stazione ho diligentemente pulito i piedi ingrommati con un fazzolettino inumidito, ho buttato nella spazzatura i sandali di catrame e ho infilato il secondo paio di sandali. Poi sono salita sul treno.
Pochi istanti dopo, mentre telefonavo alla mia amica Eleonora che mi avrebbe ospitato quella sera, ho abbassato lo sguardo a terra e ho pensato: "Che strano, come ho fatto a non accorgermi che il pavimento era così sporco." Sembrava che qualcuno avesse lavato in lavatrice un paio di jeans con le tasche piene di fazzoletti di carta e poi avesse riversato il contenuto di quelle tasche sul pavimento del treno. Ma poi mi sono accorta che non era carta. Era il contenuto del tacco del mio sandalo che si era appena staccato dalla suola. Nel giro di pochi istanti, mentre ne facevo la cronaca in diretta a Eleonora, si è staccato anche l'altro tacco, liberando un materiale che in seconda analisi somigliava di più al polistirolo che alla carta. E poi, misteriosamente, la suola ha cominciato a disintegrarsi, come se ci fossero degli animaletti che ne rosicchiavano i bordi.
Mentre tutto lo scompartimento seguiva in tempo reale lo svolgersi della vicenda, ho chiamato il mio amico Edoardo implorandolo di precipitarsi in un negozio di scarpe vicino alla stazione per comprarmi un paio di sandalacci da battaglia e di portarmeli al binario. E così, con un paio di sandali col velcro nuovi fiammanti marca Decathlon, sono riuscita ad arrivare dall'Agente Letterario. Uscita da lì ho trovato un grande negozio di nome Silvia in cui naturalmente sono subito entrata, e lì ho comprato un paio di sandali neri scomodissimi ma molto carini con i quali ho fatto un figurone al cocktail.

Poiché non possiedo un telefono dotato di macchina fotografica, purtroppo non ho potuto fotografare i sandali di Fantozzi prima di buttarli nella spazzatura, perciò li lascio alla vostra immaginazione.
In alternativa vi offro un'immagine del Golden Gate Bridge momentaneamente visibile attraverso la nebbia, fotografato or ora dalla finestra salendo in piedi sulla poltrona girevole della scrivania con grande sprezzo del pericolo.



venerdì 3 luglio 2015

La caldazza mi salverà

Quando avrò tempo vi racconterò dell'agente letterario, del cocktail di gala e soprattutto dei sandali di Fantozzi. Oggi mi sono svegliata troppo presto e ho troppe cose da fare perché domani, ahimè, parto. In questi giorni di caldo sopportabile e brezzoline paradisiache ho sperato nell'avvento della caldazza, che mi permettesse di non ripetere le mie solite scene disperate all'aeroporto della Malpensa al momento di lasciare questo panorama estivo dalla scrivania



per quest'altro panorama estivo dalla scrivania



Oggi la caldazza è arrivata, e forse partirò più a cuor leggero. L'anno prossimo però, giuro, a luglio vado al mare.