venerdì 30 settembre 2016

La Casa Bianca su Rai 3

Vi segnalo un documentario in sette puntate che comincerà domenica sera, il 2 ottobre, alle 22.50. Si intitola La Casa Bianca, e in una delle puntate, non so ancora quale, dovrei esserci anch'io. Intanto questa domenica ci sarà la mia amica Alessia di New Orleans.
Ecco, casomai voleste cercare il blog di Alessia nell'elenco dei blog che seguo non lo troverete, perché per qualche misterioso motivo blogger, che gli venisse un accidente multiplo, me lo ha cancellato.
E comunque, dita incrociate per le elezioni americane, e tanti auguri a Barack che finalmente potrà riposare. 
Aggiornamento: la mia storia è stata tagliata. Bummer!


giovedì 29 settembre 2016

I Jeans di Bruce Springsteen a Lissone e Milano

Ecco, già che sono qui faccio ancora qualche presentazione.

Domenica sarò al festival Libritudine di Lissone, presentata da Fabio Deotto.



Lunedì invece sarò al Caffè Colibrì di Milano, presentata da Federica Manzon. Questo è il link dell'evento su facebook, se non riuscite ad aprirlo vi dico che è al Caffè Colibrì, in via Laghetto 9/11, alle 18.30.


lunedì 26 settembre 2016

Una serata allo Speakeasy

Un assaggio del Triangolo di Smeraldo
Abbinamenti Marijuana-Vino
(Continua da QUI
I coltivatori di marijuana che la corsa all’oro verde ha attirato qui nella contea di Humboldt, nell’estremo nord della California, vivono nei boschi, dietro un sipario di sequoie, protetti da steccati, divieti minacciosi e dalla fama di gente che spara a chiunque metta piede nella loro proprietà. Il sabato sera affidano le piantagioni a custodi armati e scendono in paese per ascoltare un po’ di musica allo Speakeasy, un piccolo locale di Eureka, il capoluogo della contea. Lì si mescolano con i vecchi hippy arrivati qui negli anni Sessanta e Settanta, che coltivano il loro orticello di marijuana biologica per raffinati intenditori.
Rusty arriva presto e comincia subito a bere pesante. La cameriera dietro il banco gli versa un bicchiere di vodka e un boccale di birra, e lo guarda preoccupata mentre lui li trangugia entrambi con metodo, la vodka in un sorso e la birra in due. Si è messo il cappello della festa, quello con la penna di fagiano, e con la canottiera a costine bianche e i bicipiti tatuati è il perfetto ritratto di quello che gli americani chiamano redneck, cioè uno zotico. Lavora per Shelby e Duke, due grossi coltivatori della zona. Eccoli che arrivano anche loro. Shelby porta una felpa mimetica, ha lunghi capelli biondissimi e stopposi, zigomi larghi e uno sguardo intenso, famelico. Duke è molto più giovane di lei, alto, scuro e tenebroso. Entrano nel locale con andatura da padroni. Duke non si stacca mai da Shelby, non riesce a stare nemmeno un istante senza toccarla. Lei appoggia la mano sporca di terra sulla spalla di Rusty e gli dice: «Adesso basta, andiamo.»
Sullo sfondo, nel piccolo spazio davanti alla band che suona il blues, un po’ di gente sta ballando, fra cui una coppia da concorso e un vecchio hippy ciondolante che deve essersi fumato l’intero orticello prima di uscire. Una donna asiatica con un tailleur grigio da bancaria si siede al bar, ordina un whisky e comincia a mandare messaggi con due telefoni contemporaneamente.
«Là fuori è pieno di ragazzini che potrebbero prendere il tuo posto» sta dicendo Shelby a Rusty. «Perciò se ti dico che devi smettere di bere e venire via con noi, tu alzi il culo e vieni via. Zia Felicity sta cercando il quarto per il bridge.»
Il bridge?
Rusty prende il portafogli dalla tasca dei jeans, paga e segue Shelby e Duke fuori dal locale.
La barista sorride, sollevata. «Grazie al cielo c’è Felicity», dice alla donna dai due telefoni, che le sorride rapidamente e poi abbassa lo sguardo per scrivere un messaggio.

2/Continua

giovedì 22 settembre 2016

Le ragazze di Emma Cline



Esce oggi su "IL", la rivista del Sole 24 Ore, la mia recensione di Le ragazze, il romanzo di Emma Cline che uscirà tra pochi giorni per Einaudi Stile Libero. Se volete leggerla la trovate QUI.


E a proposito di recensioni, ne è uscita un'altra ai Jeans che trovate QUI.

lunedì 19 settembre 2016

Greyhound bus


Dentro la stazione degli autobus incontro la fauna variegata che mi terrà compagnia
durante il viaggio. Un uomo con un berretto da baseball sudicio ed enormi occhiali dalla montatura a stelle e strisce è seduto su una panchina con la testa ciondoloni, cerca di tirarla su ma gli ricade di nuovo, su e giù, di continuo, come una marionetta. Davanti a me c’è una ragazza che sembra la reincarnazione di Janis Joplin, acne e ciuffi sotto le ascelle compresi. Un’altra, molto carina, con un mantello nero damascato dai bordi di pelliccia e un anellone filigranato al naso, si gira e mi mostra l’orrendo ragno che ha tatuato sul collo. Un uomo ha la sommità della testa calva e tanti dreadlock ossigenati che gli spuntano dalla nuca. Otto su dieci hanno i dreadlock. Dieci su dieci sono tatuati.

Prima della partenza l’autista, una donna bassa e squadrata con gli occhiali scuri, spiega che a bordo non si può fumare niente e non si può bere alcol, ed esorta gli uomini ad alzare la tavoletta se devono usare il cesso. È la prima volta che fa quel tragitto, aggiunge, leggendo più volte il nome del capolinea su un foglio, ma cercherà di cavarsela.
Dopo la prima fermata, trascorsa senza intoppi, l’autista comincia a sbuffare e sibilare imprecazioni. Alzo gli occhi dal libro e vedo che siamo entrati in una zona pedonale. L’autobus passa in mezzo a paracarri e vasi di fiori, arriva davanti all’oceano, poi fa inversione sul marciapiede sotto lo sguardo sbalordito dei passanti e torna indietro. Imbocca l’autostrada. Nella direzione sbagliata. Imprecando e sbuffando, l’autista consulta i fogli su cui ha stampato le istruzioni. Sugli autobus Greyhound non esiste il GPS.
Alla terza fermata l’autista tira dritto: non ha visto l’uscita dell’autostrada. Mentre torna indietro, sempre più agitata, due passeggeri si siedono dietro di lei per spiegarle dove andare. 

Quando cala la notte le cose peggiorano. Per qualche misterioso motivo l’autista non si toglie gli occhiali scuri e, non riuscendo a leggere i cartelli, si affida esclusivamente alle urla dei passeggeri terrorizzati che le indicano la strada. 

Arriviamo al capolinea a notte fonda, con due ore di ritardo. San Francisco-Arcata, 450 chilometri in dieci ore. L’ultima cosa che vedo prima di salire sul taxi è una ragazza in lacrime: qualcuno le ha rubato la valigia. O forse l’autista ha perso anche quella. Chissà.

1/Continua

mercoledì 14 settembre 2016

Una vacanza a Humboldt County/2. Petrolia!

E anche questo viaggio è andato. Stavolta ci ho messo anche più del solito: 26 ore da casa a casa. Poi sono andata a letto e ho dormito per 14 ore. Jet lag, non ti temo.
I tre miniracconti per Pordenonelegge sono pronti. Io riparto domani, ma almeno il treno è più simpatico dell'aereo. E dell'autobus.

Lo scopo principale del viaggio ad Arcata, oltre a quello di ripetere un viaggio in Greyhound dopo quello epico (e apocalittico) dei miei 17 anni, era quello di vedere finalmente la tanto agognata Lost Coast, di cui parlavo già QUI (dicendo che Mr K non mi ci avrebbe mai portata, e invece mi sbagliavo). Finalmente il mio sogno si è avverato, e devo dire che ne valeva proprio la pena. 
Da Arcata siamo andati a Ferndale, un delizioso paesino di 1371 abitanti (adoro questi cartelli della popolazione, così precisi. Ah, vedete che nella foto di Wikipedia Ferndale appare con la nebbia. Noi in questo viaggio siamo stati fortunatissimi, abbiamo trovato sempre il sole) da dove si prende la strada per Petrolia. Petrolia! Voi non immaginate quanto sognassi di vedere Petrolia.

Ferndale
La strada per Petrolia, che parte da qui


è un po' stretta e curvosa, ma niente di terribile, persino a Mr K è piaciuta, anche se non vuole ammetterlo. In compenso naturalmente è meravigliosa.  Scorre per circa un'ora in mezzo ai boschi, finché a un certo punto passa per un pezzetto lungo l'oceano. Questo è l'unico tratto di strada costiera di tutta la Lost Coast, ed è di una bellezza straordinaria

Quelle cose nere sono mucche


E poi eccoci finalmente a Petrolia!


A Petrolia ci sono circa 300 abitanti, una scuola, una chiesa e un minimarket, di cui ho ovviamente comprato la maglietta. Petrolia si raggiunge solo con questa stradina, e intorno non c'è niente, e io l'adoro (forse però non ci vivrei. Preferisco Mendocino. Ora devo solo trovare un modo per convincere Mr K a riportarmici). 

Ecco, Petrolia è a 30 miglia da Ferndale. Continuando su quella strada c'è Honeydew, dove però non siamo andati. C'è anche una strada per un faro, ma era troppo malconcia e non l'abbiamo percorsa. Lo spirito d'avventura di Mr K non è sviluppatissimo

La chiesa di Petrolia



E poi siamo tornati indietro


giovedì 8 settembre 2016

Una vacanza a Humboldt County/1

Come vi ho annunciato nel post precedente, la settimana scorsa siamo stati in vacanza a Humboldt County, nell'estremo nord della California. Non nascondo che uno dei motivi del viaggetto era raccogliere materiale per tre brevi storie che devo scrivere per Pordenonelegge, e credo di esserci riuscita. Così, anche se ora non ho tempo di dilungarmi nella descrizione della vacanza, dopo il festival potrò pubblicare qui i tre raccontini e darvi un'idea di com'è andata. Ovviamente nelle sue parti più fantozziane
Intanto vi faccio vedere un po' di foto di quei posti meravigliosi.

Tanto per cominciare, il mezzo di locomozione (una volta là abbiamo noleggiato una macchina). Prego di prestare particolare attenzione alla scritta "Professional drivers committed - to safety" (Autisti professionali impegnati - per la sicurezza. Ma "committed" potrebbe significare anche "internato, ricoverato" nel caso di paziente psichiatrico). Inoltre, se leggete che un viaggio in Greyhound dura otto ore, ricordatevi che in realtà sono almeno dieci.




Dormivamo in una cittadina che si chiama Arcata, e da lì abbiamo esplorato i dintorni, che consistono principalmente di foreste di sequoie e splendide spiagge californiane, ovviamente inaccessibili ai bagnanti.
Questa per esempio è la spiaggia di Trinidad


Nei dintorni ci sono diversi parchi dove si può camminare in mezzo alle sequoie, ma purtroppo le foto in mezzo alle sequoie vengono da schifo perché sono tutte sovra o sottoesposte. Comunque anche il parco cittadino di Arcata è un parco di sequoie, con un bel pratone all'inizio (notare Mr K in basso, con cappello)


da cui si dipartono alcuni facili sentieri. Le sequoie hanno forme bizzarre, spesso sono cave, oppure crescono una sopra l'altra, come questa


1/Continua