venerdì 30 dicembre 2016

Un viaggio fortunato


Per Natale La Mamma voleva regalarmi un viaggio a SF in business class.

Io ero tentata di accettare, devo dire la verità. Da tempo teorizzo il fatto che il jet lag non esiste, ma è solo un effetto delle condizioni infernali in cui le maledette compagnie aeree ci costringono a viaggiare, con le ginocchia in bocca e i sedili studiati appositamente per contrarre il collo, stortare la schiena e provocare emboli nelle gambe. E così per un momento ho accarezzato l’offerta della Mamma. Ma poi la mia indole frugale – incoraggiata da Mr K, che sarebbe un eufemismo definire un uomo parsimonioso – ha prevalso, e ho risposto alla Mamma che con i soldi di un viaggio in business class mi ci pagavo una vacanza di una settimana (come se ci andassi mai, in vacanza per una settimana), e che non era il caso di sprecare così tutto quel prezioso denaro. Lei allora, che non sa usare il computer e quindi non avrebbe potuto procedere da sola all’acquisto, ha detto “vabbè, fai come ti pare”, senza però capire bene perché fossi così idiota.

Il viaggio è cominciato maluccio, con l’aereo per Londra in ritardo. Di poco, solo venticinque minuti, però non si sa mai, si comincia con un ritardino e si finisce per perdere la coincidenza. La mia mente abituata a pensare sempre al peggio si stava già lanciando in scenari terrificanti, quasi tutti per la verità già accaduti – 1) aereo preso dopo una corsa affannosa per tutto Heathrow e una coda apocalittica ai controlli di sicurezza (1a: arrivo a SF con perdita della valigia [1aa: valigia consegnata dopo qualche giorno; 1ab: smarrimento definitivo della valigia, con conseguente perdita di innumerevoli oggetti insostituibili]; 1b arrivo a SF con tiroide sballata a causa dell’ansia); 2) aereo perso dopo una corsa affannosa eccetera (2a: dopo una sfuriata con il personale di terra, ottengo un voucher per una notte in albergo perché il mio nuovo volo partirà almeno l’indomani, o forse anche più tardi, visto che adesso sotto le feste tutti i voli sono pieni, e magari finirò persino col perdere il concerto di Maceo Parker del primo gennaio, per non parlare della valigia; 2b: dopo una sfuriata con il personale di terra non ottengo nessun voucher e mi tocca dormire per terra in aeroporto).

L’aereo parte in orario nel suo piccolo ritardo, passa sopra le Alpi spelacchiate e la Manica (scorgo in lontananza le Bianche Scogliere di Dover) e arriva a Londra in orario. Telefono alla Mamma per avvisarla che va tutto bene. Lei per rispondere esce dal negozio del parrucchiere – dove il cellulare non prende – con la testa bagnata e mi avvisa che se prenderà la polmonite sarà colpa mia.

Mi siedo tranquilla, trovo una presa per il computer e aspetto l’imbarco. C’è un sacco di gente, non capisco perché se ne stanno tutti in piedi a fare la fila, tanto sull’aereo il posto non te lo ruba nessuno. Quando la fila si sta esaurendo mi alzo e mi avvicino alla hostess. Lei prende la mia carta d’imbarco e fa una pausa. Guarda il computer. Io subito penso “ecco, mi hanno ritirato la green card. Mi hanno cancellato il biglietto. Mi vogliono arrestare.” La hostess dice: «You’ve been upgraded to business class». Eh? Ci dev’essere un errore. Come mai?, le chiedo. «It’s complimentary». È un omaggio. (Leggi: hanno fatto overbooking e mi mettono in business perché non hanno più posti in economy.)
Prima di salire in aereo richiamo la Mamma e le comunico la splendida notizia. Lei, con la testa ormai asciutta, esulta.

Adesso sono seduta su una poltrona comodissima, con lo schienale reclinabile fino alla posizione orizzontale e uno sgabello per stendere le gambe. Ho in dotazione un paio di cuffie professionali e un piumone. Mi hanno portato un sacchetto pieno di roba: calzine, mascherina, tappi per le orecchie, biro, burro cacao, crema per il viso e crema per le mani, spazzolino e dentifricio. Sotto di me c’è un cassettino dove ho messo le scarpe e le altre cose che non mi servono. Sono circondata da gente ricca, e non oso schiacciare tutti i bottoni che spuntano dal sedile per non far vedere che sono un’intrusa. Prima del decollo uno steward con dei modi da cameriere della Regina mi ha gentilmente suggerito di salvare il documento che stavo scrivendo, perché presto avrei dovuto riporre il computer. Poi me lo ha riposto lui per non farmi alzare. Secondo me ha capito che sono un’intrusa, perché lo ringrazio continuamente. Ha insistito anche, con aria complice, perché accettassi un bicchiere di vino. Per pranzo ho scelto dal menu, fra tre antipasti e quattro portate principali. Insieme all’antipasto – ho ordinato “Insalata di funghi selvatici, uova di quaglia e carciofi con crema di tartufo e biscotti alle olive nere” – è arrivata un’insalatina, e io mi sono scofanata tutto pensando “però, un po’ misera questa portata principale” (si fa presto ad abituarsi al lusso), e mi sono scolata il bicchiere di vino in tre sorsi convinta che fosse finita lì. Invece l’insalatina era solo un piatto di mezzo, poi è arrivata la mia “Insalata fredda di gamberetti di Ras El Hanout [non chiedetemi che roba è] saltati in padella con carote e zucchine a julienne, couscous al limone e salsa Espelette [vedi sopra]. Ho mangiato un paio di pregiati cioccolatini e rifiutato il formaggio e il pudding al cioccolato. Poi sono andata in bagno, e il bagno è grande. Cioè, doccia a parte, è più grande di quello di casa mia.
I film fanno cacare come quelli dell’economy, ma non importa. Adesso lavoro un po’ e poi mi sdraio e magari addirittura DORMO.

Grazie Mamma, lo so che materialmente non sei stata tu, però in qualche modo sei stata tu lo stesso.



martedì 27 dicembre 2016

Cose belle da fare laggiù

Autoincoraggiamento pre-partenza.

Sperando che l'arrivo vada meglio dell'anno scorso, sembra che per il resto ripeterò per filo e per segno le stesse lamentazioni ma anche le stesse note positive di allora. Cioè, a San Francisco in questi giorni fa un freddo becco (mentre oggi sul mio balcone italico c'era l'inquietante temperatura di 22°), passeremo l'ultimo dell'anno con dei cari amici e la sera del primo ancora al concerto del grande Maceo Parker.

Le novità invece cominceranno dal 10 gennaio, quando andrò a sentire Zadie Smith (che sto traducendo or ora) in conversazione con Dave Eggers per la serie City Arts & Lectures.

Il 21 gennaio parteciperò alla Women's March di San Francisco, per protestare contro l'insediamento del Mostro. La manifestazione principale sarà a Washington, ma mi sono lasciata convincere da Mr K - che non è proprio un manifestatore nato - a rimanere più vicina a casa. La mia impronta ecologica tirerà un sospiro di sollievo, e sono sicura che anche la marcia di San Francisco sarà molto intensa e partecipata. 





sabato 24 dicembre 2016

sabato 17 dicembre 2016

Persone dell'anno: l'Incubo e la Dignità



Sull'Incubo, QUI trovate una lista, non ancora completa, dei membri del futuro governo Usa. Per chi legge l'inglese, QUI c'è un interessantissimo articolo che spiega molte cose.

Sulla Dignità, QUI le motivazioni della scelta di Emma Bonino come persona dell'anno.

domenica 11 dicembre 2016

Mike Pence e il dominionismo

Chi ha letto il mio libro ricorderà il racconto sulle religioni degli Usa. Bene, fra le tante che devo ancora esplorare c'è il dominionismo, che è la religione (anzi, la "teologia") a cui viene associato Mike Pence, il futuro VP degli Stati Uniti. 

Dalla scheda del libro "Fascisti americani" di Chris Hedges, pubblicato nel 2009, ecco chi sono i dominionisti:

"Chi sono i fascisti americani? In che modo stanno influenzando la politica e la società statunitensi? Il Premio Pulitzer Chris Hedges mostra che in America esiste un movimento pienamente fascista ma che esso non è composto da anacronistici epigoni di Hitler e Mussolini. Molto attivo, influente e "americano", lo chiamano "movimento dominionista", poiché i suoi esponenti interpretano in senso stretto il passo della Genesi in cui Dio conferisce all'umanità il dominio su tutto il creato. Non è un fondamentalismo evangelico che predichi l'innocuo ideale di una vita ascetica, ma una vera organizzazione politica secolare, che mira a fondare una nazione cristiana. Per riuscirci, nell'arco degli ultimi vent'anni, si è infiltrata nel governo, si è unita alle lobby economiche, si è finanziata con contributi privati, sfruttando in maniera demagogica il disagio delle classi medie impoverite. Il movimento sostiene l'ideale di una famiglia rigidamente patriarcale, la sottomissione delle donne e dei figli, la necessità di "curare" gli omosessuali, un'economia spietatamente liberista, il ricorso alla violenza armata contro gli infedeli musulmani e gli intellettuali laici. Il suo obiettivo è la nascita di uno Stato confessionale assoluto. Con ampi e sconvolgenti esempi di quanto accade dentro le chiese, i convegni e i raduni della Destra Cristiana, Hedges svela il male oscuro che insidia dall'interno la democrazia americana, di certo rafforzata dall'elezione di Barack Obama ma non ancora in salvo."

mercoledì 7 dicembre 2016

Buon compleanno, Tom

Foto di Guido Harari

La mia storia su Tom la conoscono i miei amici, e qualcuno dice che dovrei scrivergli una lettera per raccontargliela, perché forse lui ne tirerebbe fuori una canzone. Ho provato a scriverla, per un po' ho persino giocherellato con l'idea di inserirla nel mio libro, ma non ce la faccio, è troppo personale, troppo dolorosa, e quando si scrive qualcosa senza la giusta distanza emotiva viene sempre fuori una schifezza.

E allora tanti auguri, Tom, magari un giorno riuscirò a incontrarti.

giovedì 1 dicembre 2016

I Jeans in Romagna

La Romagna mi è familiare come un vecchio maglione caldo. Il mio fidanzato storico dei tempi dell'università abitava infatti in un paesino in provincia di Ravenna che si chiama Piangipane. Oggi vive con la famiglia a Bagnacavallo (ah, i nomi romagnoli!), ed è stato lui che è venuto a prenderci al nostro arrivo a Lugo per portarci a mangiare in una fattoria dove Mr K si è strafogato di cibo romagnolo (io no, invece). 


Lunedì sera avevo due presentazioni di fila, una alle sei nell'ambito della rassegna Il tempo ritrovato, nello splendido Palazzo Rasponi di Ravenna, e l'altra alle nove al Caffè Letterario dell'Hotel Ala d'Oro di Lugo, di cui vi ho parlato anche nel post precedente. 


A Ravenna ho chiacchierato con Matteo Cavezzali e Stefano Bon, due appassionati di letteratura americana che mi hanno promesso di invitarmi ancora a parlare di Franzen. Poi mi hanno riaccompagnata a Lugo, velocissimi per non farmi perdere la cena squisita dell'Ala d'Oro.
Alle nove e un quarto, dopo un essermi ben rifocillata, sono entrata nella sala dove ho dialogato con la mitica Licia Corbolante del blog Terminologia etc. Lì mi attendevano un paio di sorprese (anche se mi avevano avvisata che sarebbero venute): la cara Nela San e la mia amica Jessica che insegnava nella mia stessa scuola a San Francisco e che ora abita a Forlì. QUI trovate qualche altra foto.


Queste presentazioni mi piacciono proprio: mi diverto a parlare con i lettori, ho quasi imparato a scrivere le dediche, e dopo si fa sempre festa.

Con Licia e gli organizzatori del festival, Claudio Nostri e Patrizia Randi (e ovviamente John Coltrane)